Cari amici, cari sostenitori, cari volontari, purtroppo alcune circostanze non mi hanno permesso di essere presente ma ciò non mi ha impedito di poter comunque condividere con voi la mia esperienza da volontaria e, ora, da sostenitrice. Sono partita per questo viaggio senza grandi aspettative, nella valigia avevo solo tanta voglia di dare e tanta voglia di ricevere. I primi dieci giorni li ho passati in compagnia di Graziano e della famiglia Manfredini che non smetterò mai di ringraziare per la cura e la premura che hanno sempre avuto nei miei confronti.
Ovviamente tutto questo non sarebbe stato possibile senza l'accoglienza e l'ospitalità di Erasmo, Hilde e dei loro figli, le colonne portanti di ciò che riguarda i sostegni a distanza e il monitoraggio dei progetti in atto sul posto.
I primi giorni sono stati difficili, abbiamo visto e toccato con mano situazioni fino a quel momento estranee a noi, alla nostra realtà. Camminando per le strade sabbiose di color rosso di Kalaban Coura, a tratti ricoperte da rifiuti, plastica e disseminate di buche, ci corrono incontro gruppi di bambini con il viso illuminato da grandi sorrisi e occhi gioiosi e curiosi. Ci hanno presi per mano e ci hanno accompagnato per tutto il pomeriggio, sempre alla ricerca di attenzioni e di gesti affettuosi. Abbiamo visitato la Scuola Umanista Silo, scuola realizzata dall'associazione UnAltroMondo ONLUS il cui obiettivo è quello di autosostenersi nel tempo e di dare la possibilità anche ai bambini di famiglie in difficoltà di avere accesso all'istruzione. In un secondo momento siamo stati invitati ad entrare in uno dei cortili del quartiere in cui viveva un'intera famiglia composta in realtà da ben sei nuclei famigliari: poco spazio, condizioni igieniche e di sicurezza precarie ma tanto affetto, ospitalità, accoglienza, sorrisi e gentilezza, in poche parole: il calore e l'amore di una grande famiglia. Rientrati a casa, la sera, non è stato così semplice elaborare questa prima esperienza: le emozioni erano davvero tante.
Nei giorni successivi ho avuto il piacere di lavorare con una classe dell'École Humaniste e di legare con ognuno di quei bambini. Ci siamo cimentati in problemi matematici, abbiamo appreso qualche nozione di francese, ci siamo divertiti con la musica e abbiamo improvvisato dei laboratori artistici per spiegare a livello pratico qualche semplice concetto geometrico. Sono state mattinate all'insegna dell'apprendimento tramite il gioco, grandi risate e curiosità. Un'esperienza impagabile che mi ha arricchita a
livello didattico ma soprattutto a livello umano. Non passa giorno che non ripensi a quei magnifici momenti di serenità e genuinità. Ernest Hemingway scrisse: “Una sola cosa allora volevo: tornare in Africa. Non l'avevo ancora lasciata ma ogni volta che mi svegliavo, di notte, tendevo l'orecchio, pervaso di nostalgia.” Per me è stato così. Scriverei decine di pagine per raccontarvi nel dettaglio, giorno per giorno, ciò che ha rappresentato la mia esperienza ma quello su cui forse oggi è il caso di soffermarci è come funziona e come viene gestito il sostegno a distanza.
Negli ultimi giorni, rimasta l'unica volontaria sul posto, ho avuto il privilegio di aiutare Hilde nella gestione amministrativa di parte del progetto che riguarda il sostegno a distanza. Abbiamo stilato elenchi con i nominativi dei vari bimbi sostenuti dividendoli per zone di provenienza e per scuola. Ad ogni bambino è stato assegnato un codice di riconoscimento associato alla sua fotografia, questo per facilitarne la ricerca in archivio. La fortuna di questa associazione è quella di avere una presenza costante sul posto che funge da tramite ma che controlla e monitora la situazione scolastica sotto vari aspetti: dall'andamento dei ragazzi, motivandoli a fare sempre meglio, alla raccolta delle pagelle, le quali regolarmente vengono inviate ai sostenitori insieme ad una lettera di accompagnamento contenente il resoconto dell'anno scolastico, prospettive future, foto aggiornate del ragazzo ed eventuali disegni o lettere che il bambino desidera far arrivare alla famiglia sostenitrice.
Alcuni di questi bambini abitano lontano da Kalaban Coura, in villaggi o quartieri di Bamako piuttosto isolati, dove è stato molto difficile arrivare in macchina a causa delle pessime condizioni delle strade; nonostante le avversità e, credetemi, sono state tante, sotto il sole cocente, nel nulla più assoluto, siamo riuscite a far visita ad ognuno di questi bambini, direttamente a casa loro o presso la loro scuola. A ciascuno di essi viene consegnato un kit scolastico comprendente zaino, libri di testo, quaderni, matite e colori, insieme alla grande possibilità che voi sostenitori date a questi ragazzi: l'opportunità di studiare, di istruirsi, di crescere culturalmente, di darsi una possibilità, la possibilità di farcela, di dire: “Ci sono anch'io!”
Grazie a questa esperienza sono diventata anch'io sostenitrice e ho avuto modo di conoscere il ragazzo che sostengo, Abdul, di persona.
Grazie al nostro aiuto garantiamo un futuro a questi ragazzi perché possano aprirsi una strada nel mondo, imparare a scegliere, pensare, crearsi un proprio pensiero affrancandosi dalle comuni visioni. Possiamo dare loro ciò che serve per diventare uomini e donne pronti ad affrontare la vita: la Conoscenza. Per concludere, vi lascio con la frase più significativa protagonista del mio soggiorno a Bamako ma che grazie alla famiglia Borgogni-Mayer, all'associazione UnAltroMondo ONLUS, ai volontari e ai sostenitori, sarà protagonista d'ora in avanti nella vita di quei ragazzi: “Je pense, donc, je suis".