Erano anni che volevo fare un'esperienza in un campo di volontariato.
L'anno scorso ho deciso: devo farla! Quindi armato della positività che mi contraddistingue mi metto alla ricerca di qualche associazione che organizza viaggi di questo tipo. Dopo un paio di risposte che non mi sono tanto piaciute (perché purtroppo non tutte le associazioni ONLUS sono spinte dalla benevolenza) sono incappato nel sito di UN ALTRO MONDO. Ho scritto una mail di informazione alla quale ho ricevuto prontissima una risposta piena di entusiasmo che mi ha caricato a mille.
Ho preso il mio treno da Bologna e sono venuto a Sesto a conoscere due volontari di UnAltroMondo . Quella domenica è stata illuminante. Loro entusiasmo mi ha coinvolto immediatamente e la settimana successiva avevo già il biglietto con partenza per il Mali.
A Luglio sono partito con il cuore e la mente aperta. Senza aspettative pronto a cogliere tutte le sensazioni che mi si scagliavano contro. Ed è stata, seppur breve, una delle esperienze più belle della mia vita.
Ho capito quanto siamo stupidi. Siamo sempre di corsa. Perché poi? Per cosa? Ma soprattutto ne vale veramente la pena? Alla fine ci perdiamo il meglio. Siamo alla disperata ricerca della felicità. Ma la cerchiamo nelle cose sbagliate. Nelle persone sbagliate.
Ho capito che un bambino può trovarla in un pallone rotto, in una suola di una scarpa o in un hulahoop fatto di tubi per l'elettricità.
Ho capito che meno si ha più si è generosi. Tassisti che guadagnano 2 euro al giorno non si risparmiano a far l'elemosina a gente meno fortunata di loro.
Ho capito che prima di giudicare una persona devi conoscere la sua cultura. Il modo e le condizioni in cui crescono. Che se non ti guardano negli occhi mentre parlano è per rispetto.
Ho capito cosa significa avere gli occhi puntati addosso perché sei "diverso".
Mentre cammini per strada spuntano bambini da tutte le parti e con un sorriso che va da un orecchio all'altro, ti urlano "tubabu" (uomo bianco) e tu per farli ridere, rispondi "farafi" (uomo nero). Un pomeriggio mentre camminavamo nel quartiere, c'è stata una bimba che ha urlato "tubabu farafi à be ye kéléye " (uomo bianco uomo nero sono la stessa cosa). E ti senti spiazzato, dell'insegnamento che questa piccola puffa ti ha
dato.
Se avete la possibilità fatela un'esperienza così. Perché vi servirà. Credetemi.
Andrea