L’associazione aveva invitato tutti quelli che si recano in Mali per seguire i loro progetti come volontari a dare una testimonianza della loro esperienza. Roba da grandi, insomma, ma dopo l’ultimo viaggio vorremmo raccontare qualcosa anche noi, ancora “teenagers”. Abbiamo fatto il campo di lavoro estivo a Kalaban Coura, quello che si svolge ogni anno in agosto, ma siamo tornati insieme ai nostri genitori anche questo inverno (si fa per dire, con 28 – 30 gradi) per visitare i bambini sostenuti a distanza tramite Unaltromondo proprio in questo quartiere. A parte i soliti giri per i cortili durante i quali si incontrano i bambini, si salutano i genitori e si portano regali, lettere e disegni dall'Italia, stavolta abbiamo avuto l'opportunità di assistere ad un evento speciale!
La responsabile locale dei sostegni, Madame Oumou Bolly, aveva organizzato per tutti i bambini sostenuti un’uscita al … LUNAPARK, e li abbiamo potuto accompagnare anche noi. Per lunapark non bisogna immaginarsi una specie di Gardaland, il posto ricordava più le giostre itineranti che si vedevano negli anni cinquanta del secolo scorso nei paesini di campagna (non che c’eravamo mai stati di persona, avremmo avuto bisogno della macchina del tempo, ma abbiamo visto delle foto d’epoca). Le attrazioni potevi contarli sulle dita delle mani: il vascello roteante (diciamo moderatamente basculante, ma sufficientemente mobile da scatenare un insieme di entusiasmo, terrore e ilarità nei bambini), i seggiolini volanti (si può dire calcinculo?), la ruota gigante poco più alta di noi (facciamo 3.90 m in altezza insieme), la solita giostra con gli animali, le tazze girevoli in cartapesta, il trenino così lillipuziano che la maggior parte non c’entrava neanche. Tutto in condizioni tali da chiedersi come facevano a funzionare, per non parlare della sicurezza! La cosa più moderna erano gli autoscooter, ce n’erano più rottamati dietro il tendone che sulla pista, ma miracolosamente quelli riuscivano a circolare.
Durante l'uscita era stata pure offerta una merenda, stile maliano: una fetta di pane a testa un un piccolo sacchetto di plastica di acqua potabile. Noi avremmo arricciato il naso schifato e preteso hamburgher triplani, gelati a forma di grattacieli o zucchero filato a chili ... qui invece nessuno si è lamentato, erano tutti felici e contenti. Per gli accompagnatori è stata un'impresa logistica da non sottovalutare: una cinquantina di bimbi dai 5 ai 14 anni scatenati stipati in uno dei piccoli furgoncini che servono per il trasporto pubblico. A fine corsa sono usciti lessi, ma sempre felicissimi e ansiosi di affrontare questa esperienza straordinaria della quale si ricorderanno per il resto dell'anno scolastico e forse della loro vita.
Qui l’infanzia non passa tra scuola e gioco (precisiamo gioco elettronico), ma più comunemente tra lavoro (molto, appena riescono a dare una mano in famiglia), e scuola (forse) e gioco (poco). Giocattoli non se ne vedono, utilizzano solo robe riciclate, ruote di bicicletta, bottigliette di plastica, lattine di alimenti in scatola, sassi o mattoni rotti, proprio quello che vedi nei documentari sul terzo mondo. Noi ogni tanto portiamo qualcosa, spesso non sanno neanche cosa farsene: le bambole non servono, tanto le bambine devono occuparsi dei fratellini più piccoli, praticamente sono fornite di Cicciobello vivente da quando riescono a portarselo in groppa, per le macchinine non ci sono superficie dove farli correre, e tutto quello che funziona con batterie o elettricità te lo puoi dimenticare: le batterie costano e le famiglie non se le possono permettere, e la corrente spesso non c’è proprio.
I peluches (di cui noi avevamo quantità esagerate) sono praticamente ignorati, o vengono impiegati per usi davvero impropri (quello favorito: pallone di calcio) oppure finiscono dimenticati per terra in qualche angolo. Tanto i bambini non hanno una loro stanza dove metterli in bella vista e in fila indiana su qualche mobile o scaffale studiato apposta o in qualche letto tra cuscini e piumoni dal tessuto coordinato. Né camerette proprie, né mobili, né letto, né cuscino. D’accordo, il piumino proprio non serve, ma qualche morbido pupazzo amico da coccolare nei momenti di sconforto? A noi sono piaciuti e … serviti (e ne gira tuttora qualcuno inseparabile per casa), ma eravamo solo in due. Forse, in mezzo a sei o più fratelli e numerosi cuginetti che condividono la stessa stanza, non c’è davvero né bisogno né tempo né spazio per questi peluches !!!
Beh, abbiamo reso l’idea dell’infanzia in Mali? Ecco, in un contesto del genere, un pomeriggio alle giostre diventa un’esperienza straordinaria, speciale, davvero indimenticabile, e lo è stato non solo per i bambini maliani, ma anche per noi, abituati da sempre a ben altri tipi di intrattenimento. Vederli gioire così, divertirsi, ridere in mezzo a questo curioso luna park piccolo e malridotto è stato uno spasso, per certi versi indescrivibile.
Per questo lasciamo la parola, per così dire, alle immagini che abbiamo ripreso durante questa gita.
Niels & Lars