Siamo qui da un mese, sempre alla ricerca di qualche segnale che rifletta ciò che la stampa internazionale scrive su violenze, disordini e attentati in occasione delle imminenti elezioni qui in Mali. E ci sembra di essere viaggiatori nel tempo, qui a Bamako, tornati indietro di qualche anno, prima della crisi, prima dell'occupazione al nord, prima del golpe, prima di tutto.
La gente che incontriamo sembra trovarsi su un altro pianeta, inconsapevole del momento storico che sta vivendo, parla delle solite cose, ciao come va, come stai, e la famiglia, e gli altri a casa, e i parenti in campagna, convenevoli che sentiamo da anni, una cantilena che va avanti per minuti, si scambiano i saluti così per strada senza dirsi veramente niente, e non si accenna alle elezioni.
Noi parliamo con e della gente di strada, i poveri comuni mortali del quartiere che hanno altre preoccupazioni che la crisi al nord, la crisi in generale. Molti non sanno ne leggere ne scrivere, e non sanno chi votare. Ufficialmente ci sono dei candidati favoriti, ma vediamo negozietti che esibiscono con disinvoltura manifesti di 4-5 personaggi diversi, e se si chiede al proprietario chi di questi voterà dice nessuno di loro, non lo sa ancora, deciderà. Molti nomi sono sconosciuti, le sigle di alcuni personaggi e quelle dei partiti sono innumerevoli, impossibile capirci qualcosa tra tutti questi acronimi. Va per la maggiore IBK, facilmente pronunciabile. In qualche piazza si vedono occasionalmente piccoli gruppetti di uomini che sembrano discutere animatamente di politica, ma poi smettono di urlare, ridono, e rapidamente passano ad altro argomento. O al gioco preferito, la dama. Come se fossero consapevoli della loro impotenza di fronte ai grandi poteri e le grandi potenze.
Oggi, ultimo giorno di campagna elettorale, i negozi saranno obbligatoriamente chiusi per fare in modo che i cittadini che non l'abbiano ancora fatto ritirino le schede elettorali. Si chiamano simpaticamente NINA, numero d’identification nationale, bellissime, plastificate, con foto ma senza data di scadenza, tutti sono orgogliosi di mostrartela, anche il viandante incontrato per caso per strada, e c'è chi ti chiede addirittura di fargli la foto con la tessera nella mano alzata quando si accorge che sei munito di macchina fotografica …
Confessiamo, non siamo andati nella zona intorno al palazzo presidenziale o nel quartiere governativo. Ma abbiamo visitato una sede di un partito in centro a Bamako il cui candidato è una nostra conoscenza: in quanto autore ha presentato uno dei suoi libri alla biblioteca umanista, uno dei nostri progetti in Mali (http://www.unaltromondo.it/cosa-facciamo/progetti-speciali/item/187-biblioteca-scolastica-di-kalaban-coura.html). Abbiamo fatto un giro turistico negli uffici, tra e con i suoi sostenitori e collaboratori, tutti tranquilli, cordiali, sereni, nessuna guardia, nessun guardiano, ci sembra tutto surreale.
Siamo andati alla grande scuola ora trasformata in seggio elettorale, anche lì nessun guardiano, nessun soldato. Dove sono gli uomini dell'ONU? In tutta Bamako abbiamo avvistato un (1) jeepone con i famosi caschi blu …
Nel cortile della scuola troviamo gente girare tranquillamente tra innumerevoli mega-tabelloni con le liste degli elettori. Ognuno deve cercarsi qui il suo seggio di appartenenza, incredibile. Se hai la fortuna di chiamarti Fatoumata Camara, nome comunissimo, ci passi la giornata. Nelle aule distribuiscono le schede, ma qualcuno viene per ritirare la propria NINA, e non la si trova. Ci sono scatole piene di schede non ancora ritirate. Tanti non si sono nemmeno presentati al momento della schedatura e fotografia, per paura di essere controllati/controllabili. Molti non la ritireranno perché non vogliono proprio votare. E così mentre la comunità internazionale si preoccupa per il gran numero di elettori profughi che non saranno in grado di recarsi alle urne, nella capitale tantissimi non parteciperanno alle elezioni di spontanea volontà… o perché non sanno dove votare.
Fuori nel cortile - ovviamente il business non si ferma davanti alle elezioni - vendono buste plastificate per schede plastificate, 300 CFA, la razione giornaliera di pane per una famiglia… ma la maggior parte non si rende conto che è una truffa, e compra l'oggetto del tutto superfluo.
Manca poco, il numero di candidati diminuisce giorno per giorno, spesso per mancanza di fondi. Ci dicono che ogni candidato alla presidenza deve versare la somma notevole di 10.000.000 CFA (circa 15.000 Euro) e presentare raccomandazioni da parte di un certo numero di deputati e consiglieri regionali per essere ammesso, e la campagna elettorale è costosa, come dappertutto. Vediamo pochi cartelloni per le strade della capitale, pochi comunque sopravvivono alle intemperie: è stagione delle piogge, i forti venti che accompagnano i temporali abbattono i manifesti sui tralicci precari usati dai vari partiti meno facoltosi, un patetico spettacolo di candidati caduti ancora prima delle elezioni. Le facce sono tante, a fine campagna siamo a 27 candidati, gli slogan sono più o meno gli stessi, il Mali come beneficiario di qualsiasi nuovo presidente. Chi proclama 5 obiettivi, chi 10, tutti hanno nel cuore e a cuore la patria, i giovani, il lavoro, il rilancio dell'economia, e a noi viene una forte sensazione di dejà vu.
Come durante l'ultima settimana, per le strade, ogni tanto passa qualche corteo di 3-4 macchine o moto con altoparlanti, bandierine e manifesti che urla slogan a favore di uno o dell'altro candidato. Passaggi effimeri, di poco impatto. La gente non ci fa caso. Ma oggi è l'ultimo giorno di campagna elettorale, e verso sera ci imbattiamo in uno spettacolo straordinario: girano per l'ultima volta per la città, con camionette e furgoncini, sono molti di più ora, macchine e magliette bianche per qualsiasi candidato, e stupiti ci troviamo in mezzo ai sostenitori di uno o l'altro candidato, sembra una grande festa popolare, tutti ridono e salutano, i bambini gridano il nome del favorito quando passa il candidato rivale, e viceversa, una baraonda gioiosa incredibile. Rimaniamo a bocca aperta, increduli. Siamo su un altro pianeta.
Manca davvero poco, e non sappiamo cosa pensare di fronte a quello che leggiamo, (non) vediamo e (non) sentiamo, come valutare la situazione dal nostro osservatorio periferico di non addetti al lavoro, non siamo inviati internazionali, esperti in politica estera, giornalisti, non sappiamo nemmeno se dobbiamo preoccuparci. Abbiamo visto nei nostri e in altri paesi che spesso il periodo post-elettorale si rivela più agitato della campagna elettorale stessa, attendiamo allora settimana prossima o la data del secondo turno …
E nel frattempo per sicurezza facciamo scorta di provviste…